L’idea di sostenibilità si presenta per la prima volta nel 1972, con la Conferenza di Stoccolma, in cui l'uomo viene riconosciuto soggetto responsabile per la protezione e il miglioramento dell'ambiente per le generazioni presenti e future; si afferma infatti che le risorse naturali della Terra vanno salvaguardate attraverso una programmazione e una gestione appropriata e attenta, mentre deve essere mantenuta e migliorata la capacità della Terra di produrre risorse vitali rinnovabili.
Nel 1987 con il Rapporto Bruntland venne definito il concetto di sviluppo sostenibile come “sviluppo in grado di soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”. La protezione dell'ambiente non veniva più considerata un vincolo allo sviluppo, bensì una condizione necessaria per uno sviluppo duraturo.
Nel 1992 le Nazioni Unite organizzarono a Rio de Janeiro una conferenza mondiale su ambiente e sviluppo. Scopo della conferenza era l'individuazione di strategie per conciliare le esigenze dei paesi poveri e quelle dei paesi industrializzati. Nel corso della conferenza furono approvate una serie di convenzioni su alcuni specifici problemi ambientali (clima, biodiversità e tutela delle foreste), nonché la Carta della Terra, in cui venivano indicate alcune direttive su cui fondare nuove politiche economiche più equilibrate, e il documento finale (poi chiamato Agenda 21), quale riferimento globale per lo sviluppo sostenibile nel XXI secolo.
Nel 1994, con la Carta di Alborg, è stato fatto il primo passo dell'attuazione dell'Agenda 21 locale e sono stati così definiti i principi base per uno sviluppo sostenibile delle città e gli indirizzi per i piani d'azione locali.
Nel 1997, durante la Conferenza di Kyoto, si discute in particolare del problema del riscaldamento globale. In questa occasione è stato stilato un Protocollo con obiettivi precisi e vincolanti, segno di una piena presa di coscienza della necessità di attuare un modello di sviluppo sostenibile. Tale protocollo impegna i paesi industrializzati e quelli a economia in transizione a ridurre complessivamente del 5% le principali emissioni di gas capaci di alterare l'effetto serra naturale del nostro pianeta nel periodo compreso fra il 2008 e il 2012.
L’urgenza di definire strategie globali sui temi più critici per il futuro del pianeta (acqua, energia, salute, sviluppo agricolo, biodiversità e gestione dell’ambiente) ha motivato l’organizzazione del il più grande summit internazionale sullo sviluppo sostenibile, tenutosi a Johannesburg nel settembre 2002. Tra gli impegni principali stabiliti dal Piano di azione finale vi è quello di dimezzare entro il 2015 il numero degli individui che nel mondo non hanno accesso alla risorsa acqua.