Durante tutto il precambriano , fra i 3,8 miliardi e i 600 milioni di anni fa, le uniche forme di vita esistenti sulla Terra erano dei microrganismi fotosintetici, produttori d'ossigeno a partire dall'acqua e dall'anidride carbonica.
Essi si distinguono dagli altri batteri perché sono dotati di membrane interne che contengono clorofilla ma, contrariamente alle piante terrestri e alle alghe, in cui la clorofilla "a" è sempre accompagnata da una seconda clorofilla, nei cianobatteri si trova "solo" il tipo "a". Le alghe brune e le diatomee contengono, ad esempio, assieme alla "a", anche il tipo "c"; le alghe rosse associano alla "a" un'altra varietà ancora, contrassegnata con la lettera "d", e così via. La classificazione è fatta in base al colore: il tipo "a" è verde-bluastro, il tipo "b" è giallastro, "c" è bruno mentre "d" è rosso. La presenza del secondo pigmento rappresenta pertanto un criterio sistematico molto importante.
Al loro arrivo sulla Terra i cianobatteri avevano trovato un ambiente completamente diverso da quello attuale, in particolare un'atmosfera ancora priva d'ossigeno. Nel periodo iniziale della loro comparsa, grazie alla clorofilla a, essi furono in grado di produrre ossigeno metabolizzando una molecola di anidride carbonica e due molecole di acqua. Quando non avveniva la fotosintesi (dal tramonto del Sole fino all'alba) l'anidride carbonica emessa dai batteri precipitava sotto forma di carbonato di calcio perché si combinava con gli ioni-calcio presenti nell'acqua. I geologi oggi sono inclini a pensare che le rocce calcaree del precambriano si siano formate in massima parte in questo modo.
Le materie prime, "lavorate" ai primordi del mondo dai cianobatteri, furono dunque il ferro e il calcio, sostanze che si trovavano disciolte in grande abbondanza nei mari primordiali. Le attuali miniere di ferro non sono altro che antichi bacini costieri del proterozoico dove, intorno ai 3 miliardi d'anni fa, avevano cominciato a proliferare vaste colonie di cianobatteri che, tra l'altro, difendevano le coste dall'assalto corrosivo dei mari d'allora, fortemente acidi.
Queste colonie, producendo ossigeno durante il giorno, avevano reso mediamente basico, sul margine di costa, il pH delle acque, con valori compresi tra 8 e 10. Furono queste condizioni a consentire il formarsi di grandi quantità di sedimenti d'ossidi e silicati di ferro, ma anche l'esaurirsi di tutto il ferro disciolto nelle acque terrestri originarie. A causa di ciò 1,5 miliardi d'anni fa ebbe fine per sempre la produzione di BIF, perché si era esaurita la materia prima, cioè il ferro (ferroso), che si trovava disciolto nei mari d'allora.
Per quanto riguarda la "lavorazione" del calcio, come abbiamo già visto, i cianobatteri immettevano di notte nell'acqua, lungo i margini delle coste in cui proliferavano, anidride carbonica che, combinandosi con gli ioni positivi di calcio biatomico, formava carbonato di calcio. La basicità delle acque lungo le coste impediva poi che quelle concrezioni fossero nuovamente ridisciolte.
L'ambiente terrestre delle origini fu dunque completamente modificato da questi microbi altamente specializzati che, dopo aver svolto una gran quantità di compiti, ebbero anche la funzione "finale" d'introdurre l'ossigeno allo stato gassoso nel pianeta.
La sola e semplice attività fotosintetica di questi microrganismi, dunque, modificò in un modo sorprendente e geniale l'ambiente del nostro pianeta, e dette un contributo decisivo a quelle trasformazioni che avrebbero consentito, un giorno, l'instaurarsi di forme più complesse di vita.
Questi fatti capovolgono completamente il punto di vista del darwinismo: ci troviamo infatti di fronte al caso - del tutto evidente - in cui non è stato l'ambiente a modificare una specie vivente ma l'esatto contrario, cioè una specie vivente, quella dei cianobatteri, ha modificato per sempre, totalmente, drasticamente e definitivamente, l'ambiente in cui si trovava.